Ora è ufficiale: Max Verstappen è un quattro volte campione del mondo di Formula Uno. Dopo settimane passate a controllare il vantaggio di punti su Norris, la matematica certifica la conquista di un traguardo straordinario che solo in pochissimi sono riusciti a raggiungere e ancora di meno a superare. Con la vittoria di questo mondiale, Verstappen dimostra ai suoi critici di essere un pilota completo e di livello altissimo, essendoselo aggiudicato con una vettura che nella prima metà della stagione era la migliore (ma non dominante come nel 2023) e che nella seconda poteva essere la seconda come la quarta forza in griglia. A riprova del calo prestazionale della Red Bull (e della contemporanea crescita dei suoi concorrenti), basti pensare che questa stagione ha visto ben sette piloti vincere almeno due Gran Premi, un record assoluto per la categoria. Per certi versi, questo Mondiale Piloti del pilota olandese ricorda il primo che ha vinto nel 2021, quando tutto si decise nel leggendario (o famigerato, dipende dai punti di vista) Gran Premio di Abu Dhabi dopo una stagione passata a combattere punto su punto con un Hamilton nel miglior stato di forma: un titolo ottenuto non in scioltezza grazie a una macchina nettamente e indiscutibilmente superiore alla concorrenza, ma sudato e guadagnato per merito di un talento cristallino e di una maturità agonistica forgiata dell’esperienza (per non parlare della freddezza mentale mantenuta anche quando l’intera realtà Red Bull sembrava sul punto di implodere). È difficile prevedere quanti titoli Verstappen riuscirà ad aggiudicarsi in futuro, d’altronde un pilota, per quanto forte e veloce, può far poco se il mezzo a sua disposizione è deficitario; in più, l’alfiere Red Bull non ha mai fatto mistero di non essere ossessionato dalla Formula Uno e di voler dedicare più tempo ai suoi affetti, per tanto è da escludersi che lo vedremo in pista quando avrà l’età di Alonso o Hamilton. In ogni caso, il presente ci dice che Verstappen è ancora un pilota affamato e pronto a rimarcare il suo dominio su questa era della F1. Se il 2025 sarà il naturale proseguo di quest’ultima parte di stagione, il prossimo campionato siamo sicuri di vederne delle belle.

Caos mediterraneo
Delle belle se ne sono viste già da subito in casa Ferrari. Di per sé, la gara di Sainz e Leclerc è stata tutto sommato positiva: un terzo e un quarto posto che hanno consentito alla scuderia di Maranello di rosicchiare 12 punti alla McLaren e di tenere vive le speranze di aggiudicarsi il Mondiale Costruttori. Tuttavia, il post-gara è stato teatro di accese polemiche e toni poco amichevoli fra i due piloti della Rossa. Tutto è iniziato da un mancato ordine di scuderia da parte di Sainz che ha approfittato delle gomme fredde di Leclerc, appena uscito dai box per l’ultimo pit-stop, per superarlo e terminare il GP sul podio. Al pilota monegasco questo atteggiamento del suo (ancora per poco) compagno di squadra non è affatto piaciuto, tanto che al termine della corsa si è sfogato così:
“Sì, tutto quello che vuoi. Come sempre. Sì, ho fatto il mio lavoro. Ma l’essere gentile mi fo**e ogni volta, ca**o. Sempre, ca**o. Non è questione di essere gentili, è solo essere rispettosi, so che devo stare zitto ma a un certo punto è sempre lo stesso quindi, fan***o”. A queste parole forti dettate dall’adrenalina, Leclerc ne ha aggiunte altre durante le classiche interviste post-gara: “Non andrò nel dettaglio sul comportamento di Carlos, ci sono delle cose che ci diciamo e oggi sono andate un po’ diversamente, però va bene così. Alla fine abbiamo fatto 3° e 4°, per il team non cambia niente mentre per i piloti mi dispiace un po’. Sto lottando con Norris, ma so che devo contare su di me. Devo fare meglio in qualifica e tutto perfettamente per poter recuperare su di lui. D’ora in avanti mi concentrerò su me stesso provando a massimizzare tutto“. Un fatto molto insolito, visto che in passato Leclerc ha sempre preferito lavare i panni sporchi in famiglia e non hai mai rilasciato dichiarazioni così pesanti né verso la squadra né verso il suo compagno di box. Sainz, dal canto suo, ha preferito evitare ogni tipo di commento sulla vicenda limitandosi a dire quanto segue: “Mi sono messo d’accordo con Charles per non parlare con i media, perché quando parliamo in queste occasioni finiamo sempre per fare casino. Non dirò nulla di quello che è successo tra noi in pista perché sono cose che riguardano me e lui. Io non apro mai la radio, non parlo con la stampa di queste cose. Non mi piace farlo, non è una bella cosa e non è necessario”. Un approccio, quello dello spagnolo, che forse avrebbe potuto evitare uno scontro a distanza fra i due piloti assolutamente non necessario e, soprattutto,
quasi sicuramente basato su un equivoco. Infatti, mentre a Leclerc era stato comunicato che Sainz non lo avrebbe superato, a quest’ultimo era stato semplicemente detto di non mettere pressione al monegasco. Sorpassando Leclerc alla prima occasione utile (e in maniera totalmente sicura), Sainz non ha per nulla disatteso le indicazioni impartitegli dal suo ingegnere di pista. È evidente, quindi, come l’intera vicenda sia frutto di un malinteso e che sarebbe stato meglio se i due piloti Ferrari si fossero chiariti durante il debriefing. Lo sfogo di Leclerc resta comunque un cattivo segnale per il futuro: se il talentuoso pilota di punta della Rossa “soffre” un palese secondo come Sainz, c’è il rischio che possa definitivamente scoppiare nel confronto con un pilota navigato e vincente qual è Hamilton che, ricordiamo, non verrà in Ferrari a fare il secondo.
Caos mesto
Se Sparta piange, Atene non ride. Mentre la Ferrari deve fare i conti con le bizze dei suoi piloti, la McLaren pare bloccata in una palude di mestizia. Sebbene il sesto e il settimo posto (oltre al punto addizionale per il giro veloce) di Norris e Piastri abbiano consentito di limitare i danni su una pista sfavorevole e nonostante il fatto che il prossimo Gran Premio sia chiaramente pro-Woking, il clima che si respira nella scuderia papaya è tutt’altro che entusiasmante. Norris sembra aver accusato le mazzate psicologiche che ha preso da Verstappen da quando è diventato il suo primo rivale per il titolo iridato, mentre Piastri non va oltre il quinto posto da ben quattro gare. Nemmeno la carota dei 20 punti mancanti per conquistare il Mondiale Costruttori, che pure dovrebbe essere uno stimolo fortissimo per una scuderia che manca l’appuntamento col titolo costruttori dal 1998, sembra scuotere una squadra forse ancora poco avvezza a competere per la vetta. Se non altro, le difficoltà della Rossa e della McLaren renderanno il Mondiale Costruttori avvincente e imprevedibile fino agli ultimi metri.
Caos stagionale
Finora si è parlato di tutto tranne che del vincitore di questo Gran Premio, anzi della vincitrice. La Mercedes, infatti, piazza una doppietta impronosticabile al termine di una gara in cui Russell ha dominato dall’inizio alla fine e che ha visto Hamilton protagonista di una rimonta notevole (dal decimo al secondo posto) che ha riportato alla mente i fasti di un tempo. Un risultato straordinario per una scuderia che ha faticato per tutto l’anno a comprendere una vettura, la W15, la cui finestra di funzionamento è la più stretta e imprevedibile di tutte le vetture uscite della scuderia di Brackley. Indubbiamente, Toto Wolff spera che la sua succeditrice sia molto più docile e facile da comprendere per poter dare alle sue giovani stelle, George Russell e Kimi Antonelli, la possibilità di vincere un mondiale che potrebbe essere più aperto che mai.
Caos risolto
Sembrava impossibile, invece è realtà. Dopo dieci anni, a partire dal 2026 la Formula Uno avrà un undicesimo team ai nastri di partenza. In questi giorni, infatti, la FIA e la General Motors hanno raggiunto un accordo di massima per l’introduzione di una scuderia brandizzata GM/Cadillac. Mario Andretti, che già da anni spingeva per aggiungere il suo team a quelli già presenti in F1, è parzialmente riuscito nel suo intento, visto che la squadra non avrà il suo nome ma il campione del mondo 1978 rivestirà comunque il ruolo di board director all’interno del team Cadillac. È veramente troppo presto per capire l’impatto effettivo che l’undicesima scuderia avrà sul mondiale 2026. Da un certo punto di vista, una squadra in più permette ad altri due piloti di gareggiare nella classe regina del motorsport e di mostrare il loro valore in pista. D’altro canto, c’è anche il rischio che la Cadillac possa rivelarsi una Manor o Caterham 2.0, e che perciò il suo apporto alla Formula Uno sia pari a zero. Chi vivrà, vedrà.
Foto: F1Store,Formula 1