Se all’inizio di questa stagione di Formula Uno qualcuno ci avesse detto che, a quattro gare dal termine, Verstappen sarebbe stato ridotto a correre da contabile per amministrare il vantaggio di 47 punti su Norris e che la Red Bull sarebbe stata tagliata fuori dalla lotta per il titolo costruttori conteso dalla Ferrari e dalla McLaren, certamente avremmo pensato che questo qualcuno era un folle da internare al più presto. Eppure, questa è la realtà dei fatti. Dopo aver trascorso la scorsa stagione a dominare in lungo e in largo su ogni circuito (tranne Singapore), la Red Bull aveva iniziato questo campionato sulla stessa falsariga, ma all’incirca dal Gran Premio di Ungheria la scuderia anglo-austriaca ha perso la sua superiorità tecnica, venendo scalzata dalla McLaren prima e dalla Ferrari poi, a causa di una moltitudine di fattori concomitanti (partenze di nomi eccellenti, dissidi interni alle alte sfere del team, lassismo nel risolvere problemi tecnici già presenti la scorsa stagione, ecc.). Di conseguenza, Verstappen è passato dal veleggiare verso la vittoria al dover amministrare un vantaggio sempre più ridotto nei confronti di Norris, il che non solo rende gli ultimi quattro appuntamenti del calendario snodi cruciali per l’assegnazione dei mondiali e non mere formalità, ma solleva anche la fatidica
domanda: assisteremo veramente all’ascesa al titolo piloti di Lando Norris?
Lotta all’ultima uscita di pista
La risposta a tale quesito è quantomai variabile e incerta, ma fossi costretto a darne una secca direi di no. Intendiamoci, Lando Norris è un pilota di alto livello e lo ha già ampiamente dimostrato negli anni passati con una crescita continua e costante e un rendimento in termini di piazzamenti a punti invidiabile. Inoltre, il paragone coi suoi precedenti compagni di scuderia dimostra sia come il pilota inglese già da rookie fosse in grado di non sfigurare nel confronto con un pilota solidissimo qual è Carlos Sainz, sia la sua capacità di fronteggiare avversari esperti e più blasonati (chiedasi a Daniel Ricciardo per ulteriori conferme). Tuttavia, è altresì evidente come Norris non sia ancora pronto per contendere il titolo piloti a una bestia da gara come Verstappen. Infatti, nonostante la McLaren sia la macchina migliore del lotto grossomodo dalla seconda metà di stagione, l’inglese è riuscito a vincere solo due volte nello stesso arco di tempo (Olanda e Singapore), esattamente quanto il suo giovane secondo Oscar Piastri e la Mercedes più schizofrenica di sempre guidata da Lewis Hamilton. Ad affossare le speranze di vittoria di Norris non è solo questo dato poco lusinghiero, ma anche la sua scarsa capacità di trasformare le pole in vittorie e, ancor più imbarazzante (e memetico), la sua quasi totale incapacità di mantenere la prima posizione dopo una tornata. Difatti, delle cinque pole position conquistate in qualifica, solo due sono state trasformate nelle summenzionate vittorie, e soltanto a Singapore l’alfiere della McLaren è riuscito a mantenere la testa del gruppo al termine del primo giro. Questi dati incontrovertibili tracciano il ritratto di un pilota veloce ma poco freddo, disabituato a correre sotto pressione e incline a non estrarre il massimo della monoposto che ha a disposizione. Un pilota, quindi, dotato del talento necessario per rimanere in un top team ma non ancora pronto a competere per il titolo poiché, nonostante la sua esperienza, prima d’ora non è mai stato veramente in lotta per qualcosa di importante come il titolo iridato, ma al massimo per un’occasionale vittoria quando gli avversari più forti erano fuori dai giochi. In più, non scordiamoci che Norris ha vinto un Gran Premio per la prima volta in carriera solo quest’anno (e con parecchie polemiche sul come l’ha vinto), impiegandoci più tempo di piloti tecnicamente non al suo livello come Gasly o Ocon. Infine, ricordiamoci che finora abbiamo fatto i conti senza l’oste: per quanto la Red Bull non sia più la schiacciasassi del 2024, Verstappen è lo stesso cannibale che farà di tutto per non lasciare nemmeno le briciole al suo amico-rivale, anzi lo ha già dimostrato ad Austin con una difesa arcigna e magistrale sui vani attacchi dell’inglese e in Messico sacrificando la sua gara per rovinare quella del pilota McLaren e impedirgli di vincere. Insomma, a meno di impronosticabili cataclismi, è pressoché impossibile che Norris possa togliere a Verstappen il titolo piloti, ma se avrà imparato dai suoi errori e mancanze l’anno prossimo ci aspetta una stagione pazzesca con una lotta a tre serrata fra Verstappen, Norris e Leclerc.

Ros(s)ee speranze
A proposito di Ferrari e Leclerc, laddove la conquista dell’iride per il pilota monegasco è più che chimerica, la possibilità di vincere il titolo costruttori è quanto mai concreta. Dopo una partenza di stagione non esattamente esaltante, la scuderia di Maranello è tornata dalla pausa estiva caricata a pallettoni, avendo ottenuto ben tre successi e sei podi nell’arco di cinque gare.
Questa ritrovata competitività, unita a una Red Bull che corre con un solo pilota e la McLaren che pare non abbia azzeccato i nuovi aggiornamenti per la prima volta dopo un anno e mezzo, non fanno che accrescere la speranza nei tifosi del Cavallino di tornare a vincere un titolo mondiale dopo sedici anni.
I presupposti per riuscire nell’impresa ci sono tutti, e se d’altro canto la Ferrari ci ha abituato a fallire sempre sul più bello, il fatto che i giochi siano ancora aperti a fine stagione e non chiusi al giro di boa lascia presagire qualcosa di buono. Che sia la volta buona? Sognare non costa nulla.